Cosa significa esattamente growth hacking, e come questo concetto differisce dal marketing digitale che abbiamo sempre conosciuto? Sono domande che in tanti oggi si stanno ponendo, e a cui vogliamo rispondervi in questa guida. Mettetevi comodi quindi, e lasciatevi guidare nel mondo del growth hacking marketing!
Che significa avere un growth hacking mindset?
Essere un growth hacker non è la cosa brutta che si potrebbe inizialmente pensare – battutone! -, ma significa essere votati a una strategia di marketing finalizzata a una crescita che sia al contempo breve e a basso costo. Si tratta di trovare stratagemmi per crescere, pensare fuori dagli schemi, agire in modo rapido, e non essere mai noiosi. Ma allo stesso tempo muoversi con consapevolezza e abilità, testando in anticipo ogni idea e senza fare investimenti avventati.
Ed è qui che sta l’aspetto rivoluzionario.
Sono numerosi i business, alcuni davvero molto conosciuti, che hanno sperimentato una crescita davvero notevole in meno di un decennio. Lo hanno fatto tutti sostituendo i tradizionali manuali di marketing con delle strategie che portassero a un tipo di sviluppo diverso, non standard, e con un approccio basato sulla creatività e la sperimentazione.
Crescere è un processo permanente, come sperimentare
Sperimentare in modo creativo significa avere accesso a una quantità di informazioni essenziali per capire l’impatto di un contenuto sul pubblico. Ma è anche un processo permanente che porta crescita, si, ma una crescita specifica: in continua evoluzione, originale, rapida e a basso costo.
In poche parole, sperimentare è fondamentale per la crescita. Ha, però, anche le sue regole. Per prima cosa una fase funnel peculiare, che parte dall’acquisizione e attivazione per passare alla revenue, con diversi stadi intermedi. Ogni stadio vi permette di stabilire delle priorità e decidere quindi dove veicolare le risorse. E soprattutto, ogni step ha delle strategie specifiche.
Non è un caso che il growth hacking nasca con le startup, che notoriamente hanno poco budget e un mindset giovane, in grado di renderle competitive con strumenti diversi rispetto ai business tradizionali.
Qualche esempio? Il growth hacking pensa solo alla crescita, non all’immagine, non all’average ecc. Non ha, quindi, tutti i focus che ha una strategia di marketing tradizionale. L’approccio quindi è più dinamico e operativo, si focalizza sulle ultime fasi del funnel e lavora in modo creativo concentrandosi sulle soluzioni più performanti.
Dal punto di vista del budget, le risorse come abbiamo detto non vengono allocate sulle singole campagne come succede con le strategie tradizionali, ma divise tra varie idee che vengono testate nel breve periodo e, successivamente, si veicolano gli investimenti in base ai risultati dei test.
Chi sono e cosa fanno i growth hackers
Gli strategist di growth hacking si occupano di stabilire, implementare e controllare l’esito di strategie che consentono ai business di aumentare in modo significativo sia le vendite che l’engagement.
Questo attraverso ricerche, test, analisi del dati, identificazione dei trend, collaborazione con i team IT. Per lavorare nel settore è fondamentale saper combinare una visione strategica con capacità di analisi e di esecuzione. Un buon growth hacker deve avere quindi una mentalità creativa, solide capacità di analisi, e l’abilità di pensare fuori dagli schemi, adattando i risultati delle analisi alla strategia.
Soprattutto, è qualcuno che ha come focus principale la crescita, e che prende ogni decisione in base a questo.
Growth Hacking nelle startup: gli aspetti da considerare
Le startup si differenziano per la necessità di ottenere in tempi rapidi una crescita che sia sostenibile e allo stesso tempo non richieda un budget molto alto. Questo le rende i soggetti ideali per lo sviluppo di strategie non convenzionali. Ecco perché, quindi, sono la sede elettiva del growth hacking. Inoltre, le startup si prestano perfettamente a questa strategia perché non hanno strutture rigide come le grandi compagnie. Dove il management tradizionale richiede diversi passaggi spesso macchinosi, nelle startup le decisioni sono prese in modo più rapido.
Ma questo fa sì che il growth hacking funzioni davvero? La risposta più sincera è proporre l’esempio di quelle che dieci anni fa erano startup: Uber, Airbnb, Linkedin. Si trattava di realtà appena nate, e guardate dove sono adesso!
Creare un Growth Hacking team
Proprio per questa ragione, creare un Growth Hacking team oggi è un vero e proprio must per le startup, che sono spesso in cerca di esperti del settore. Un team è spesso composto da diversi elementi specializzati in diversi ambiti, dall’IT alle vendite, dal management del prodotto all’analisi dei dati. Soprattutto, chi vuole creare un team deve circondarsi di persone versatili, qualificate e orientate ai dati.
Vanno poi settati degli obiettivi di crescita, che oggi tendenzialmente vengono semplificati seguendo un modello. Esistono in realtà due modelli: indipendente (Uber) o funzionale (Pinterest o Twitter). Va detto inoltre che le cose si semplificano ulteriormente affidandosi ad agenzie che sono già composte da esperti che pianificheranno il processo strategico per voi offrendovi una visione globale e centrata sulla crescita.
Dove si applica il Growth Hacking
Troviamo esempi di questa strategia sia sui social, per aumentare in quantità e qualità la propria platea, ma anche nell’email marketing, considerato un eccellente strumento di growth hacking grazie al suo rapporto tra investimento e ritorno, e grazie ai numerosi dati che se ne possono ottenere. Altri canali sono i blog, per esempio su piattaforme come wordpress, che permette di condurre diversi A/B test.
Tutto questo insieme di dati cosa ci dice? Che il growth hacking non è una strategia, ma un vero e proprio metodo di approccio, che è allo stesso tempo dotato di regole proprie, ma anche in continua evoluzione, e orientato a una crescita sostenibile. Costantemente performante e misurabile, non richiede un alto budget (ma non è nemmeno a costo zero). Si possono cominciare i primi test con un piccolo budget, e poi investire sempre di più man mano che si cominciano a vedere i ricavi.
Inoltre, è da ricordare che si, le startup ne sono state le principali beneficiarie, ma non è un metodo valido solo per loro. È assolutamente possibile applicare il Growth Hacking alle medie e anche alle grandi imprese, principalmente per imparare come allocare le risorse in modo più efficace.